Tycho Brahe

Figlio di Otte Brahe, di una importante famiglia nobile della Scania, allora facente parte del Regno di Danimarca, e di Beate Bille, anch’ella di una famiglia che ha dato molti politici ed ecclesiastici, aveva un fratello gemello che morì poco dopo la nascita.

Fu battezzato come Tyge, ma a 15 anni adottò la versione latinizzata del nome in Tycho e da allora è così noto.

Quando aveva due anni uno zio che non aveva figli, lo portò con sé, sembra quasi ‘rapendolo’ all’insaputa, tuttavia senza alcuna reazione, della famiglia. Lo zio Jørgen Brahe era anch’esso un influente nobile, mentre la zia Inger Oxe era sorella di uno dei 20 membri del Consiglio reale e ad essa Tycho deve la sua prima educazione.

Fino ai sei anni visse con gli zii al castello di Tostrup poi si trasferì a Vordingborg dove frequentò le scuole fino a 12 anni, imparando il latino nonostante il padre considerasse tale studio una perdita di tempo.

Nel 1559, a 13 anni, si iscrisse all’Università di Copenhagen per studiare legge. Fu l’eclisse del 21 agosto1560, e soprattutto il fatto che fosse stata predetta, che lo portò ad appassionarsi all’astronomia, che studiò per proprio conto su testi come il Tractatus de Sphaera di Sacrobosco e altri di Apianus e Regiomontano.

Nel 1562 con un suo tutore si trasferì all’Università di Lipsia per approfondire le lingue e culture classiche, ma portò con sé i suoi libri astronomici e iniziò a fare osservazioni e a registrarle. Tra queste annotò una congiunzione tra Giove e Saturno la cui data non era correttamente prevista né dalle tavole basate sul modello copernicano (sbagliata di qualche giorno) né da quelle basate sul modello tolemaico (sbagliata di più di un mese). Con la presunzione di un diciassettenne pensava di potere fare meglio!

Studiò quindi astronomia con Bartholomew Schultz a Lipsia e iniziò a comprare buoni strumenti. Tornò a casa nel 1565, ma poco dopo lo zio morì di polmonite dopo essersi gettato da un ponte per salvare il Re, e quindi tornò con la sua vera famiglia nel frattempo trasferitasi al Castello di Helsingborg.

Nel 1566 ripartì per l’Università di Wittenberg e poi per quella di Rostock dove ebbe un diverbio con un altro nobile danese, Manderup Parsberg, e nel successivo duello perse una parte del naso. Al suo ritorno si fece fare un naso artificiale di argento e oro, ma rimase sfigurato per sempre, tuttavia questo episodio lo fece interessare alla medicina e all’alchimia sotto la guida di Levinus Battus, seguace di Paracelso.

Il padre voleva per lui una carriera politica, ma Tycho preferì tornare all’estero, ancora a Rostock poi a Basilea, Friburgo e Augsburg dove comprò altri strumenti astronomici e ne costruì lui stesso. Convinse un mecenate, Paul Hainzel, a finanziare la costruzione di un grande quadrante che installò nella residenza del mecenate fuori città e ben presto divenne conosciuto anche all’estero.

Tornò a casa nel 1570, per una malattia del padre che morì pochi mesi dopo, e iniziò, con l’aiuto dello zio Steen Bille, la costruzione di un osservatorio e un laboratorio di alchimia all’Abbazia di Herrevad.

Nel 1572 incontrò Kirsten Jörgensdatter, una giovane della sua città natale di Knudstrup, siccome lei non era nobile non poteva sposarla legalmente, ma vissero insieme. Con lei ebbe 8 figli, dei quali sei sopravvissuti, due maschi, Tycho e George, quattro femmine, Kirsten, Magdalene, Elizabeth e Cecilie.

Nello stesso anno, l’11 novembre, notò nella costellazione di Cassiopea una stella nova (una supernova) e chiamò il suo assistente per confermarne l’esistenza. Non fu l’unico ad osservarla, ma la sua osservazione pubblicata nel 1573 (De Nova et Nullius Aevi Memoria Prius Visa Stella) provò che era veramente un oggetto del cielo delle stelle fisse e non un fenomeno del mondo sublunare, come allora erano ritenute le comete. La stella è ora nota come ‘supernova di Tycho’.

Convinto a dedicarsi esclusivamente all’astronomia, iniziò ad insegnare all’Università di Copenhagen, ma quando ottenne una rendita annua dall’eredità paterna ritornò a viaggiare visitando prima l’osservatorio di Kassel, fondato dal Conte Wilhelm von Hessen e che prenderà a modello per i suoi osservatori futuri, poi Francoforte, Basilea e Venezia.

Tornò nel 1575 in Danimarca, convinto dal Re Frederick II che gli finanziò la costruzione di un nuovo osservatorio offrendogli l’isola di Hven (ora Ven, in Svezia). Qui costruì un osservatorio, chiamato Uraniborg (Città di Urania, la dea greca del Cielo) con strumenti grandi ed eccezionalmente accurati, dove rimase per venti anni.

Osservò una grande cometa nel 1577 e dimostrò che non era più vicina della Luna, contraddicendo così Aristotele, ma era certamente più lontana di Venere. Da allora la teoria dei cieli incorruttibili e mondo sublunare corruttibile e delle sfere celesti non fu più sostenibile. Più tardi nel 1589 sostenne inoltre che le comete non dovevano avere necessariamente orbite circolari (De Mundi Aetherei Recentioribus Phaenomenis).

Nel 1584 Uraniborg era diventato troppo piccolo per alloggiare tutti gli strumenti e costruì un adiacente osservatorio sotterraneo, Stjerneborg (Città delle Stelle), con nuovi strumenti di eccezionale accuratezza (secondo moderne stime le sue osservazioni avevano incertezze comprese tra 0,5’ e 1’). Costruì sull’isola anche una cartiera e una tipografia.

Tycho è noto per il suo modello del sistema solare (Ticonico), proposto nel 1583, nel quale la Terra è fissa ed attorno ad essa ruotano la Luna e il Sole, mentre gli altri pianeti ruotano attorno al Sole. Negli anni della prima gioventù era attratto dal modello Copernicano, ma la sua convinzione che una teoria debba essere sempre confermata da dati sperimentali lo allontanò da tale modello. Infatti in un modello Eliocentrico si dovrebbe osservare una parallasse stellare dovuta al moto di rivoluzione della Terra. Tycho non riuscì, nonostante tentativi sempre più accurati, a evidenziare una parallasse. Per spiegare questo, o si suppone la Terra al centro o si ipotizza un universo di dimensioni incredibilmente grandi. Per Tycho la prima era più plausibile, anche se ora sappiamo che la seconda ipotesi è corretta, ma le distanze sono tali che mai Tycho avrebbe potuto misurare una parallasse stellare. Bessel per primo nel 1838 misurò la parallasse di una stella (61 Cygni) in 0,3”, minore di un fattore cento dell’incertezza delle misure di Tycho!

Tycho non fu il primo a proporre un modello ‘misto’, già proposto da Reinhold qualche anno prima, ma sembra accertato che non ne fosse a conoscenza. Recentemente si è scoperto in note manoscritte su una copia del ‘De revolutionibus…’, ora alla Biblioteca Vaticana, che Paul Wittich elaborò una sua teoria del cosmo uguale a quella di Tycho e Wittich visitò Uraniborg nel 1580.

Nel 1588 morì il Re Frederick II ed essendo il figlio Christian (che diventerà Re Cristiano IV) ancora bambino, fu nominato un reggente, ma l’appoggio a Tycho non venne meno neppure quando presentò al Consiglio una proposta che prevedeva che i figli potessero ereditare Uraniborg, contrariamente a quanto prescriveva la legge non essendo i figli nati da un matrimonio legale.

Per aggirare la disposizione Tycho propose che Uraniborg avesse lo status di una università e il direttore quello di un rettore e che i suoi figli fossero automaticamente nominati rettori. La proposta fu accettata, a sorpresa perché si tendeva a scoraggiare le unioni non legali, ma Tycho era molto stimato e aveva molti parenti e sostenitori nel Consiglio Reale.

L’isola e l’Osservatorio furono visitati da eminenti astronomi e studiosi, come l’astrologo John Dee, il matematico Christoffer Rothmann, il cartografo Bleau, e anche Kristen Sørensen Langberg, poi noto come Longomontanus, arrivò come assistente.

All’inizio l’accoglienza ed il trattamento dei numerosi, visitatori, studenti ed aiutanti che arrivavano a Uraniborg e anche dei residenti dell’isola erano molto cordiali, ma col tempo il carattere di Tycho si modificò ed iniziò a trattare piuttosto rudemente gli uni e gli altri. Per questo parecchie ispezioni furono inviate dal Re per avere informazioni e Tycho fu più volte richiamato ad un migliore comportamento.

Sempre di più aveva un alto concetto di sé e si riteneva più importante persino del Re, come successore naturale di Ipparco e Tolomeo.

Anche i rapporti con Cristiano IV, incoronato Re nel 1596 con Tycho tra gli invitati, si guastarono quando si rifiutò più volte di riparare la Cappella dei Magi a Roskilde, all’interno di una sua proprietà, dove erano conservate le spoglie del Re Federick II. Il Re quindi ritirò la concessione del diritto di successione dei figli alla direzione di Uraniborg e nel 1597 gli sospese anche l’appannaggio.

Tycho chiuse i suoi osservatori a Kven nel 1597, traslocò a Copenhagen dove però gli furono proibite sia le osservazioni sia gli esperimenti di alchimia.

Scrisse una lettera di raccomandazione per Longomontanus che si recava a studiare in Germania, quindi lasciò per sempre la Danimarca con la famiglia e i suoi strumenti dopo aver scritto una famosa lettera al Re Cristiano che rispose proibendogli il ritorno.

Soggiornò prima a Rostock, poi a Wandsbeck dove pubblicò Astronomiae Instauratae Mechanica (1598, tr. inglese 1946) e un Catalogo di 1004 stelle e infine a Wittenberg dove in seguito all’osservazione di un’eclisse lunare riscrisse la sua teoria dei moti lunari, avendo rilevato degli errori, e la inviò a Longomontanus.

Nel 1599 accettò l’invito dell’Imperatore del Sacro Romano Impero, Rodolfo II, a recarsi a Praga, dopo un breve soggiorno al castello di Benatky in Boemia.

Qui fu nominato Matematico Imperiale, fu raggiunto da Longomontanus che gli portò gli ultimi strumenti che installò al palazzo Curzius e si propose di provare con i suoi dati raccolti in 38 anni l’esattezza del suo modello e di redigere nuove tavole astronomiche che dovevano chiamarsi Tabulae Rudolphinae in onore dell’Imperatore.

Il 4 maggio 1600 scrisse una lettera a Galileo proponendo una spedizione astronomica in Egitto, ma non si è mai trovata la risposta.

Come assistente nei calcoli e nelle osservazioni chiamò a Praga Johannes Kepler che tre anni prima gli aveva scritto una lettera con una copia del suo Mysterium Cosmographicum, ricevendo però una risposta molto critica.

A Praga la figlia Elisabeth sposò il nobile tedesco Franz Gansneb Tegnagel von Kamp che era assistente di Tycho dal 1595. Tutti gli altri figli viventi di Tycho restarono successivamente in Boemia o Germania e nessuno fece mai ritorno in Danimarca, né seguì studi astronomici.

Nel 1601 tuttavia, a soli 54 anni, Tycho morì. Secondo una tradizione, risalente allo stesso Keplero e riportata da Gassendi, ad una cena a casa del Barone von Rosenberg, pur avendo bevuto abbondantemente, per rispetto dell’etichetta non si alzò da tavola ed ebbe un blocco urinario che dopo undici giorni di febbre e delirio lo portò alla morte.

Studi recenti del 1996, mediante avanzate analisi dei capelli, sostengono che in realtà la causa della morte sembra essere stata l’avvelenamento da mercurio, comune al tempo e plausibile anche per l’intensa sperimentazione alchemica di Tycho. Le analisi, fatte all’Università di Lund, dimostrerebbero però l’assunzione di una forte dose di mercurio non prima di 20 ore precedenti la morte, avvalorando l’ipotesi di un medicamento assunto per curare la sua infiammazione prostatica seguente all’episodio della cena, piuttosto che di un avvelenamento ordinato, secondo alcuni, dallo stesso Re Cristiano IV. Una recente richiesta (2009) di poter esumare i resti per chiarire l’evento è attualmente all’esame delle autorità ecclesiastiche di Praga.

Le sue parole del delirio, secondo Keplero, sembra fossero: Ne frustra vixisse videar (Che io possa non sembrare vissuto invano). Fu sepolto nella chiesa di Tyn a Praga dove sulla sua tomba, ancora oggi visitata dai turisti, è scritto: Non faces nec opes, sola artis sceptra perennant.

L’Imperatore acquistò dalla vedova tutti i suoi strumenti e scritti e il suo successore come Matematico Imperiale fu Keplero che utilizzò (lui stesso più tardi scrisse ‘usurpai’) i suoi dati non per confermare il modello Ticonico, ma per ricavare le sue ‘Tre Leggi’ (1609, 1619) che prevedevano per i pianeti un’orbita ellittica attorno al Sole. Keplero portò a termine anche le Tavole Rudolfine, nel 1627, che contribuirono, con la loro accuratezza a fare affermare il sistema Copernicano. Il sistema di Tycho fu però ancora favorito da molti astronomi fino alla metà del diciassettesimo secolo perché evitava i problemi legati al moto della Terra.

Nel 1604 morì anche la vedova Kirsten sepolta assieme al marito.

Pochi anni dopo la sua morte Uraniborg e Stjerneborg furono distrutti, ora le rovine sono state in parte restaurate e sono sede di un museo a lui dedicato.

L’opera omnia di Brahe è stata raccolta e pubblicata da J. L. E. Dreyer in 15 volumi: Tychonis Brahe Dani Opera omnia,(Copenhagen 1913-1929; ristampata da Swets & amp; Zeitlinger, Amsterdam, 1972).

A lui sono stati dedicati un cratere lunare (Tycho) e uno su Marte (Tycho Brahe).