I contributi di Matilde Vicentini all’AIF

Vogliamo ricordare Matilde Vicentini attraverso i suoi contributi alle attività e alle pubblicazioni dell’AIF con questo articolo redatto da Rita Serafini, già vicepresidente dell’AIF e direttrice della rivista La Fisica nella Scuola.

Devo a Matilde l’amore per la fisica.
Grazie a lei ho scoperto l’importanza della didattica e ho imparato veramente cosa significa insegnare.

Prendo “in prestito” due dei tanti contributi in rete in ricordo di Matilde Vicentini per esprimere con poche parole quello che lei ha rappresentato per il mondo della scuola.
Chi l’ha conosciuta, attraverso i suoi scritti, le sue lezioni, il suo operato nelle SSIS, sa che il suo nome si identifica con didattica e ricerca in didattica, della fisica, in particolare.
Noi dell’AIF la ricordiamo per la sua collaborazione a LFnS esplicitata attraverso numerose pubblicazioni.

Nel presentare gli interventi alla Tavola Rotonda su I contenuti base dell’insegnamento della fisica ai vari livelli di educazione pre-universitaria (Congresso di Lecce, 1975, pubblicato nel n. 2 e n. 3-4, 1976 de LFnS) si scriveva: “Ci auguriamo che questi interventi, del cui contenuto sono ovviamente responsabili soltanto gli autori, servano di stimolo ad una discussione più approfondita dell’argomento per tutti gli interessati, sia universitari impegnati nella ricerca didattica, sia insegnanti di scuola secondaria”.
Nell’intervento di Matilde Vicentini su “I contenuti minimi per il triennio della scuola superiore” c’è già l’idea di curricolo in verticale, il problema di una scelta di criteri prima che di contenuti, il problema della formazione degli insegnanti. Un guardare lontano, un individuare questioni sempre ed ancora attuali, dopo tanti Ministri e altrettante riforme.

L’insegnamento del II Principio della Termodinamica (LFnS, n. 2, 1989) è il testo della relazione su invito tenuta al 1° Convegno nazionale “Ettore Orlandini” – Problemi dell’insegnamento della termodinamica – Roma 1986.

Un confronto fra i contenuti dei corsi universitari odierni, in cui la termodinamica viene insegnata al termine del corso di Fisica Generale I (dopo la meccanica), e i corsi di trenta anni fa, in cui la termodinamica faceva parte di un corso biennale che comprendeva anche elettromagnetismo e ottica, mostra che oggi si insegna meno che nel passato. Al largamente diffuso manuale dello Zemansky vengono ora sostituiti solo uno o più capitoli dì un testo di Fisica Generale accompagnati eventualmente da una buona trattazione di termodinamica statistica. Nella esecuzione di uno dei miei compiti didattici al corso di laurea in fisica all’Università “La Sapienza” di Roma, gli esami del corso di Fisica Generale I, per me, che usavo con efficienza strumenti termodinamici nel mio lavoro di ricerca (diffusione nei metalli liquidi, elio liquido, transizioni di fase) balzava agli occhi la inadeguatezza della Termodinamica attualmente insegnata ad eventuali futuri ricercatori con la termodinamica usata nel lavoro di ricerca in fisica.

Scorrendo i vari articoli*, alcuni in collaborazione, emerge l’attenzione alle rappresentazioni mentali, sia di studenti di vari livelli di età, sia di insegnanti, le ricerche sulla apparente contrapposizione tra conoscenza scientifica e conoscenza comune, tema trattato anche in Conoscenza scientifica e insegnamento – Loescher Editore, Torino 1983.
Nel testo di Matilde Vicentini sono riportati i risultati di una ricerca sulle conoscenze degli adulti sul mondo intorno a noi: la Terra, la sua sfericità, il cadere… I dati sono stati anche in parte elaborati in un filmato (breve periodo negli anni ‘70 di produzione di filmati da parte della Rai per le scuole) dal titolo “Perché la Luna non cade sulla Terra”, istruttivo, chiarificatore in termini di misconoscenze.

n. 2, 1984: Gravità e pressione dell’aria schemi di rappresentazioni mentali in ragazzi di III media
n. 2, 1986: La ricerca in Italia e all’estero su “Sviluppo cognitivo, rappresentazioni mentali e schemi concettuali in fisica”
n. 4, 1986: Peso, aria e gravità: rappresentazioni mentali a vari livelli di età
n. 1, 1990: Le proprietà termiche della materia. Nozioni di senso comune di studenti ed insegnanti
n. 3, 1990: Le proprietà termiche dei materiali – Schemi di conoscenza di studenti ed insegnanti
n. 4, 1990: Conoscenza della Fisica all’ingresso e all’uscita dei corsi universitari di base
n. 2, 1997: Cinematica generalizzata

L’ultimo contributo:
n. 3, 2009: Insegnare male la Fisica: istruzioni per l’uso. Un modesto contributo al declino della cultura scientifica in Italia
esprime una vena di pessimismo:

Noi ci occupiamo qui di un fattore specifico che riteniamo sicuramente essenziale al fine del declino della cultura scientifica, ossia come insegnare male la Fisica nelle scuole, che ha il gran pregio di essere straordinariamente funzionale all’obiettivo. Si capisce infatti che provocare il rigetto nei confronti della Fisica, e più in generale della scienza, da parte di intere nuove generazioni è un’arma potentissima. Che richiede tuttavia una particolare e deliberata attenzione a diversi livelli di intervento. Da quello, veramente elementare e più immediatamente percorribile, che consiste nell’instillare negli allievi l’idea che la Fisica, come del resto anche la Matematica, non è per tutti, ma solo per quei pochissimi il cui cranio risultasse (per strano e doloroso accidente) adatto a queste astruse discipline. A quello, anch’esso agevolmente percorribile, di porre in evidenza il ruolo del tutto secondario, marginale e strumentale della cultura scientifica rispetto alla Cultura umanistica (quella cioè con la C maiuscola). In ottimo accordo, del resto, con opinioni largamente diffuse.

Più di tutto, la nota:
Sembra assai più opportuno, allo stato attuale, puntare sulle discipline turistiche per accogliere convenientemente i visitatori provenienti da oltre confine e soprattutto sulla conoscenza delle lingue orientali, essenziali per la formazione di badanti qualificati addetti alla cura di agiati cinesi e indiani, che per nostra fortuna fra qualche tempo saranno tanto numerosi da creare un vasto mercato del lavoro in tale settore.

In quest’ultimo contributo, in collaborazione con G. V. Pallottino – anche lui socio AIF, scomparso nel gennaio 2020 – con la chiusura delle SSIS e l’incertezza sul futuro della formazione degli insegnanti, prevale un certo pessimismo, ma anche una lucida disamina di alcuni problemi legati all’insegnamento della fisica, purtroppo sempre attuali.
Il nostro saluto con le loro parole.

 

* Ricordiamo che gli articoli pubblicati dopo il 1990 possono essere letti e scaricati dai soci dalle pagine dedicate alla rivista.

 GH

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