Giuseppe Piazzi

Le numerose biografie di Piazzi non offrono sufficiente documentazione sulla sua prima formazione scientifica.Entrò nell’Ordine dei Teatini nel 1764 presso il convento di S. Antonio a Milano, studiò poi nei collegi dell’ordine a Milano, Torino e Genova probabilmente con Giovanni Battista Beccaria, Girolamo Tiraboschi e il Padre Le Seur che lo avviarono alla matematica e all’astronomia. Forse a Roma tra il 1768 e 1770 presso la sede dei teatini a S. Andrea della Valle seguì le lezioni del matematico Francesco Jacquier.

Terminato il noviziato nel 1769 insegnò filosofia a Genova, poi nel 1770 matematica all’Università di Malta e dal 1773 a Ravenna era lettore di matematica e filosofia presso il Collegio dei Nobili. Nel 1779 fu chiamato ad insegnare teologia a Roma avendo come collega Barnaba Chiaramonti, futuro Papa Pio VII.

Nel 1781 fu nominato lettore di ‘calcolo sublime’ all’Accademia de’ Regi Studi di Palermo (dal 1805 Università di Palermo) e nel 1787, pur non avendo pubblicato nulla, né evidenziato particolari doti  e non essendo un astronomo, nemmeno dilettante, ottenne la cattedra di Astronomia. In effetti per la nuova Accademia il Viceré di Sicilia, Francesco d’Aquino, principe di Caramanico, voleva ingaggiare scienziati noti in modo da lanciare la scienza in Sicilia, conttattò Spallanzani per la fisica, Lagrange per la matematica e Oriani per l’astronomia, ma tutti declinarono gentilmente l’invito. Piazzi chiese ed ottenne l’istituzione di un osservatorio astronomico, e il permesso di recarsi a Parigi e Londra per istruirsi nella pratica astronomica e procurarsi la strumentazione. Tornò dopo due anni e dopo aver incontrato i principali astronomi francesi ed inglesi, tra cui Lalande, Messier, Cassini, Sir Maskelyne, e fatto costruire a Londra da Ramsden il Cerchio azimutale per la Specola di Palermo: le plus bel instrument d’Astronomie qu’on ait fait jusqu’ici. Nel febbraio 1791 fu inaugurato l’Osservatorio Nazionale del Regno delle Due Sicilie a Palermo, installato nella Torre di S. Ninfa nel Palazzo dei Normanni.

Il 1° gennaio 1801 scoprì un oggetto brillante che ipotizzò trattarsi di una stella non presente nei cataloghi, ma nei giorni seguenti notò che non si trovava nella stessa posizione e successive osservazioni lo convinsero che fosse dotata di moto proprio. Scrisse nel suo diario: "…già da nove anni travagliando io a verificare le posizioni delle stelle che si trovano raccolte ne’ vari Cataloghi degli astronomi, la sera del primo gennaio dell’anno corrente, tra molte altre cercai la 87.a del Catalogo delle stelle zodiacali dell’Abate La Caille. Vidi pertanto che era essa preceduta da un’altra, che secondo il costume, volli osservare ancora, tanto maggiormente, che non impediva l’osservazione principale. La sua luce era un poco debole, e del colore di Giove, ma simile a molte altre, che generalmente vengono collocate nell’ottava classe rispetto alla loro grandezza. Non mi nacque quindi alcun dubbio sulla di lei natura. La sera del due replicai le mie osservazioni, e avendo ritrovato, che non corrispondeva né il tempo, né la distanza dallo zenit, dubitai sulle prime di qualche errore nell’osservazione precedente: concepii in seguito un leggiero sospetto, che forse esser potesse un nuovo astro. La sera del tre il mio sospetto divenne certezza, essendomi assicurato che essa non era Stella fissa. Nientedimeno, avanti di parlarne aspettai la sera del 4, in cui ebbi la soddisfazione di vedere, che si era mossa colla stessa legge che tenuto aveva nei giorni precedenti".

Per prudenza annunciò di avere individuato una cometa, ma in una lettera all’astronomo Barnaba Oriani di Milano espresse qualche dubbio: "Avevo annunciato questa stella come una cometa, ma poiché non è accompagnata da alcuna nebulosità, e inoltre il suo movimento è così lento e piuttosto uniforme, mi è venuto in mente più volte che potesse essere qualcosa di meglio di una cometa".

In aprile inviò le sue osservazioni ad Oriani, Johann Elert Bode e Jerome Lalande e nel settembre furono pubblicate dal Monatliche Correspondenz.

Non poté osservarlo a lungo perché si trovò presto troppo vicino al Sole e quindi non si poteva determinarne l’orbita con metodi allora esistenti, ma il ventiquattrenne Carl Friedrich Gauss elaborò un nuovo metodo per il calcolo delle orbite e in poche settimane determinò l’orbita e inviò i suoi calcoli a Von Zach e Heinrich W. Olbers che lo ritrovarono nella posizione predetta. Fu ben presto chiaro che il nuovo corpo celeste non era una cometa, ma un piccolo pianeta che si trovava quasi esattamente alla distanza dal Sole dove la legge empirica di Titius-Bode prevedeva l’esistenza di un pianeta. Nel 1802 William Herschel ne stimò il diametro in 260 km e nel 1811 Johann Schröter in 2613 km.

Piazzi lo chiamò originalmente Ceres Ferdinandea in onore della dea romana Cerere, protettrice dei raccolti e della Sicilia, e di Re Ferdinando III di Sicilia (noto anche come Ferdinando IV di Napoli e più tardi come Ferdinando I delle Due Sicilie). Le altre nazioni europee non potevano accettare la parte ‘Ferdinandea’ e quindi fu battezzato Ceres. Si rivelò poi essere il primo e il più grande degli asteroidi della ‘fascia principale’ tra Marte e Giove. Attualmente dal 2007 è riclassificato come uno dei 5 pianeti nani.

Nel 1803 pubblicò un catalogo stellare, contenente 7646 stelle, ritenuto da Lalande "the most important astronomical work published since a long time", per il quale ottenne il Premio dell’Accademia delle Scienze e fu eletto alla Royal Society. Il catalogo fu completamente rifatto nel 1814.Nel 1817 venne chiamato a ultimare la realizzazione dell’Osservatorio di Capodimonte a Napoli e ottenne la direzione generale di entrambi gli Osservatori di Napoli e Palermo.

In suo onore il millesimo asteroide in ordine di numerazione è stato nel 1923 denominato 1000-Piazzia (con una storpiatura del nome). Gli è stato dedicato un cratere lunare e informalmente un possibile cratere su Ceres evidenziato dal Telescopio Spaziale Hubble nel 2001. (Foto dettagliate di Ceres dalla sonda Dwarf della NASA hanno evidenziato una superficie punteggiata da numerosi smottamenti che sarebbero connessi alla presenza di ghiaccio.) Anche il Convitto Nazionale e Liceo-ginnasio di Sondrio sono a lui dedicati così come una scuola media a Palermo e una statua è stata posta nella piazza del suo paese natale. A Palermo dal 1993 il Premio Giuseppe Piazzi è destinato a premiare i migliori ricercatori locali.