Sir Fred Hoyle

Figlio di un commerciante di lana e di una insegnante di musica, manifestò ben presto il suo interesse per l’astronomia e già a dieci anni restava alzato di notte per osservare il cielo. Dopo aver frequentato, in modo saltuario e tormentato, le scuole primarie a Bingley e aver tentato di entrare all’Università di Leeds per studiare chimica, riuscì nel 1933, al terzo tentativo, ad essere ammesso all’Emmanuel College di Cambridge per studiare matematica e quindi scienze. Nonostante la sua preparazione matematica fosse scarsa e venisse consigliato a frequentare i corsi più semplici, volle affrontare con successo i corsi più impegnativi di matematica perché i grandi fisici di Cambridge erano tutti dei matematici, da Newton a Maxwell a Eddington e Dirac.

Ebbe tra gli insegnanti Born, per meccanica quantistica, Eddington, per relatività generale, e Dirac per fisica teorica. Iniziò le attività di ricerca sotto la guida di Rudolf Peierls, e nel 1939 pubblicò un lavoro sull’elettrodinamica quantistica che voleva utilizzare come tesi per il Ph.D., che non conseguì perché era allora per Cambridge una novità malvista.

Si laureò e nel 1939 si sposò con Barbara Clark, dalla quale ebbe un figlio e una figlia. Negli anni ’30 lavorò con Ray Littelton alla teoria dell’evoluzione stellare e più tardi con Martin Schwarzschild elaborò la teoria dell’evoluzione delle giganti rosse.

Durante la Seconda Guerra mondiale condusse ricerche sulla progettazione di radar per l’Ammiragliato e, in questo periodo, diventò amico di Hermann Bondi e Thomas Gold coi quali, più tardi, svilupperà la teoria dello stato stazionario dell’universo.

Secondo questo modello l’universo non ha né inizio né fine, continua a espandersi da sempre e man mano che la densità diminuisce, in seguito all’espansione, viene creata di continuo nuova materia per riequilibrare la situazione. La produzione di materia richiesta, circa un atomo di idrogeno per chilometro cubo all’anno, è così bassa da non essere osservabile: “Trovo più accettabile l’idea della creazione di un atomo di idrogeno all’anno che quella della nascita dell’Universo da un punto."

Si disse che l’ispirazione per questa teoria venne ai tre mentre stavano guardando un film sui fantasmi, allorquando la scena finale riportava, di fatto, la trama del film alle situazioni iniziali.

Tuttavia i tre non pubblicarono insieme il loro lavoro; Hoyle pubblicò il suo articolo nella rivista della Royal Astronomical Society nell’anno 1948, due mesi dopo la pubblicazione a due mani di Bondi e Gold. Per un certo periodo il modello di Hoyle ha avuto un certo numero di sostenitori, ma cadde in disgrazia quando nel 1965 Wilson e Penzias scoprirono la radiazione di fondo prevista dalla teoria rivale di Gamow.

Hoyle rimase tuttavia fedele alla sua idea del cosmo. Fino alla morte ha continuato a proporre la sua visione, opportunamente riaggiustata e aggiornata nel 1993 con la teoria dello stato quasi stazionario, come alternativa alla teoria del Big Bang preferita dalla maggior parte degli scienziati, schierandosi sempre dalla parte dei dissenzienti, tra i quali spiccano i nomi dei suoi colleghi Jayant Narlikar e Geoffrey Burbidge, con i quali nel 2000 ha pubblicato il libro Un differente approccio alla cosmologia, e Halton Arp.

Ricordiamo che fu proprio Hoyle che, in una trasmissione radiofonica, attaccando il modello cosmologico di Gamow lo battezzò ironicamente con quel termine, the big bang, che riscosse tanto successo e che ancora oggi identifica quella teoria.

Negli anni ’50, insieme a William Fowler e Geoffrey e Margaret Burbridge, studiò la produzione di elementi pesanti all’interno delle stelle per mezzo della nucleosintesi e i tre pubblicarono Sintesi degli elementi nelle stelle – I , nel 1957, da tutti riconosciuta come di assoluta importanza in astrofisica (la parte seconda non fu mai pubblicata).

Per queste ricerche Fowler fu insignito nel 1983 del premio Nobel per la fisica, mentre Hoyle fu misteriosamente dimenticato.

Nel 1958 ottenne la cattedra di Astrofisica a Cambridge e fondò nel 1967 il Dipartimento di Astronomia Teorica, di cui fu Direttore. Promosse anche una collaborazione anglo-australiana che ha portato alla creazione di un osservatorio nel New South Wales, in Australia, e lavorò agli osservatori statunitensi di Monte Wilson e di Monte Palomar tra il 1957 e il 1962. Tenne le cattedre di astronomia presso il California Institute of Technology (1953-54) e, dopo aver abbandonato polemicamente Cambridge, presso la Cornell University (1972 –78).

Un’altra teoria proposta da Hoyle è quella secondo cui anche i virus possono giungere dallo spazio(panspermia), per esempio in seguito al passaggio vicino al nostro pianeta di uno sciame di meteoriti. In un contesto simile si collocano numerosi lavori di Hoyle sull’origine della vita, molti insieme al suo allievo Chandra Wickramasinghe, tra i quali Malattie dallo spazio profondo del 1979 e Viaggiatori dello spazio: l’origine della vita del 1980.

Anche se la comunità dei biologi e dei fisici ha giudicato questa idea di Hoyle fantasiosa o almeno azzardata, e i riscontri sperimentali sono a tutt’oggi inesistenti, la ricerca e scoperta di molecole organiche nelle comete o nebulose ne sono state stimolate.

Personalità piuttosto controcorrente, intraprese numerose polemiche tra le quali una sull’autenticità di alcuni fondamentali fossili e sull’assegnazione del premio Nobel a Antony Hewish e non anche a Jocelyn Bell per la scoperta della prima pulsar; la sua schiettezza gli ha procurato vari nemici e non è stata certo estranea al suo Nobel mancato e al suo abbandono di Cambridge.

Secondo l’astronomo americano Abell: fu un insegnante meraviglioso, anche una persona cordiale che ha sempre trovato il tempo di parlare con gli studenti, il suo entusiasmo è contagioso …. è pieno di idee, alcune sbagliate, altre sbagliate ma geniali, altre geniali ed esatte ….

Membro della Royal Society dal 1957 ne è stato il vicepresidente dal 1969 al 1971 e in seguito Presidente della Royal Astronomical Society fino al 1973; fu membro anche dell’Accademia Americana delle Scienze e dell’American Philosophical Society.

Nel 1972 fu nominato baronetto, nel 1974 ottenne la Royal Medal della Royal Society, nel 1968 il Premio Kalinga dell’UNESCO per la divulgazione scientifica e nel 1997 gli fu assegnato il Premio Crafoord dall’Accademia delle scienze svedese, forse in tardivo riconoscimento per non avere avuto il Nobel. Nel 1970 ottenne la Medaglia Bruce, massimo riconoscimento per l’astronomia.

È stato anche un attivo divulgatore, tenne una serie radiofonica alla BBC negli anni ’50, da cui trasse il libro La natura dell’Universo, e scrisse vari libri di divulgazione scientifica ed anche libri di fantascienza, come La nuvola nera (1957, ed. it. Feltrinelli), il più famoso, o A come Andromeda (1967, ed.it. Feltrinelli), dal quale fu tratta una serie televisiva della BBC e anche della RAI nel 1972, con Paola Pitagora protagonista. Gli ultimi libri, tra cui alcuni romanzi per bambini furono scritti in collaborazione col figlio Geoffrey. Scrisse anche una autobiografia Home Is Where the Wind Blows: Chapters from a Cosmologist’s Life (University Science Books, Cambridge, 1994).