Edoardo Amaldi

Figlio del matematico Ugo, docente universitario di Analisi Matematica e Meccanica Razionale, e di Laura Basini, frequentò a Modena le scuole elementari, a Padova la maggior parte degli studi secondari e a Roma conseguì la maturità, al Liceo Tasso, saltando la terza liceo.

Nel 1925 mentre la famiglia Amaldi si trovava in vacanza sulle Dolomiti, insieme alle famiglie di altri importanti professori universitari, per la prima volta incontrò Enrico Fermi che a quel tempo era professore a Firenze e stava trascorrendo una vacanza in compagnia di De Kronig, un fisico teorico olandese. Invitato ad accompagnare i due fisici nelle loro passeggiate, per quanto la maggior parte delle conversazioni fra i due sulla meccanica quantistica andasse ben oltre la sua capacità di comprensione, fu in seguito a questo primo contatto che nacque il suo interesse per la fisica. Più tardi, nel corso della stessa vacanza, Fermi e Amaldi trascorsero parecchi giorni insieme durante una escursione in bicicletta, che fece scaturire fra i due una profonda amicizia.

Si iscrisse all’età di 17 anni alla facoltà di Ingegneria a Roma, ma quando nel 1926 il suo docente di fisica, Orso Maria Corbino, Direttore dell’Istituto di Fisica di via Panisperna, rivolse un appello agli studenti più interessati alla fisica pura perché passassero al suo Istituto dove era appena arrivato Enrico Fermi, colse l’occasione e passò al corso di laurea in Fisica.

Qui ebbe come insegnanti Guido Castelnuovo, Tullio Levi Civita e Vito Volterra ed entrò attivamente nelle attività di ricerca del gruppo guidato da Fermi e Rasetti, al quale si erano uniti anche Emilio Segrè ed Ettore Majorana anch’essi da Ingegneria. Si laureò nel luglio 1929 con Franco Rasetti con una tesi sull’effetto Raman, lo stesso giorno di Ettore Majorana.

Da Rasetti aveva appreso la fisica sperimentale, con lui condivideva anche la passione per passeggiate e scalate in montagna, da Fermi la fisica moderna e l’entusiasmo per la ricerca, e fu anche l’unico vero amico del tormentato Ettore Majorana; era il più giovane del gruppo nel quale veniva chiamato “Fanciulletto” o “Adone”.

Dopo il servizio militare trascorse dieci mesi di studio a Lipsia, da Peter Debye, grazie ad una borsa dell’Opera Alberoni di Piacenza e al ritorno divenne assistente di Corbino lavorando sempre sulla spettroscopia, quando negli anni 1932-34 il gruppo intraprese la ricerca sui neutroni lenti e divenne noto con il nome di “ragazzi di via Panisperna”.

Dopo il 1938 il gruppo si disperse in Italia e all’estero, sia a causa delle leggi razziali, sia per la difficoltà a fare fisica ad un certo livello dovuta al taglio dei finanziamenti.

Amaldi, tentato di trasferirsi negli USA dove aveva avuto alcune offerte, decise di restare in Italia e a lui si deve la ricostruzione della fisica italiana, di Roma in particolare, nel dopoguerra. Terrà dal 1938 la cattedra di Fisica generale e sperimentale ininterrottamente per 41 anni, formando generazioni di fisici, passando dalle ricerche pionieristiche di fisica nucleare alla nascente fisica delle particelle e ai raggi cosmici.

Nel 1940, all’entrata in guerra fu richiamato alle armi e inviato in Africa Settentrionale, ma dopo sei mesi la Facoltà di Scienze lo fece tornare in servizio.

Con alcuni collaboratori, Daria Bocciarelli, Giulio Cesare Trabacchi e Mario Ageno, ripristinò e potenziò il generatore di neutroni costruito nel ’37 con Fermi e Rasetti, ma viste le vicende di guerra e le voci sulla fissione nucleare utilizzata a fini bellici, decise di sospendere ogni ricerca nucleare che potesse essere utilizzata in campo militare.

Nel frattempo l’Istituto di Fisica di Roma raggiungeva importanti risultati grazie a Conversi, Pancini e Piccioni e, dopo un temporaneo trasferimento delle attrezzature al Liceo Virgilio, per il pericolo dei bombardamenti nella zona della Stazione Termini, si era trasferito nell’attuale zona universitaria.

Nel primo dopoguerra lavorò per ricostruire l’ambiente scientifico romano e italiano e per stringere i contatti internazionali rompendo così l’isolamento dell’Italia. Nel 1946 a Cambridge furono presentate relazioni sue, di Gilberto Bernardini e Bruno Ferretti e fu invitato a tenere seminari in America dove Fermi gli propose una cattedra, rifiutata anche per l’opposizione della moglie Ginestra.

Ottenne nel 1947, partecipando alla delegazione italiana insieme al filosofo De Ruggero e all’archeologo Bianchi Bandinelli, la riammissione dell’Italia nell’UNESCO.

Nel 1948 fu eletto vicepresidente della IUPAP (Unione Internazionale di Fisica Pura ed Applicata), poté quindi stringere rapporti con i più importanti scienziati del mondo.

Nel 1949 fu nominato Direttore dell’Istituto di Fisica di Roma e mantenne la carica fino al 1960. Orientò la ricerca verso i raggi cosmici, dove si potevano studiare le particelle elementari senza grandi apparecchiature e quindi senza grandi finanziamenti, lavoreranno con lui, tra gli altri, Carlo Castagnoli e Giulio Cortini.

Fu protagonista essenziale dei progetti nazionali e internazionali e della nascita dei centri e degli enti di ricerca degli anni ’50 e ’60, ma soprattutto, da europeista convinto, conscio che solo l’unione degli sforzi nella ricerca avrebbe permesso agli stati europei di competere con USA e URSS, rivestì un ruolo cruciale nella nascita dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea) e del CERN di Ginevra.

Dopo aver visitato i laboratori di Brookhaven negli USA, insieme al fisico francese Pierre Auger riuscì a convincere gli scienziati e i politici della necessità di un grande acceleratore europeo e nel giugno del 1952 nacque l’European Council for Nuclear Research, il CERN, e Amaldi ne fu il primo segretario generale.

Nel 1951 promosse, insieme a Gilberto Bernardini ed Eligio Perucca, la nascita dell’INFN (IstitutoItaliano di Fisica Nucleare), di cui fu Presidente dal ‘60 al ’65.

Nel 1957 dopo il lancio dello Sputnik sovietico e la risposta americana con la NASA, invitò i governi europei ad unirsi per ricerche applicative sullo spazio e nacque nel 1964 la European Space Research Organization (ESRO), poi European Space Agency (ESA).

Nel 1957 fu eletto Presidente della IUPAP e mentre al CERN spingeva per la realizzazione dei nuovi acceleratori, IRS entrato in funzione nel 1970 e SPS, in patria promosse la realizzazione di un elettrosincrotrone che venne costruito, sotto la direzione di Giorgio Salvini, ai neonati Laboratori Nazionali di Frascati nel 1958.

A Frascati attirò anche fisici stranieri, tra i quali l’austriaco Bruno Touschek che ideò gli anelli di accumulazione AdA, realizzati insieme a Carlo Bernardini e Giorgio Ghigo nel 1961, prima macchina al mondo a fasci incrociati, e poi ADONE, il modello maggiore nel 1969.

Nel 1957 era nato l’Euratom, la collaborazione nucleare europea, e Amaldi fu chiamato alla presidenza del Comitato Scientifico, non ultimo dei numerosi e prestigiosi incarichi politici, tra cui la direzione dell’ente che doveva studiare i nuovi acceleratori europei (EFCA) nel ‘63, la presidenza del comitato scientifico della Fondazione Solvay nel ‘68, e la direzione del nuovo acceleratore del CERN dal ’68 al ’69.

Con la triste vicenda del “Caso Ippolito”, il presidente del CNEN, oggetto di una campagna denigratoria e silurato, con un complotto politico, quando, e proprio perché, l’Italia stava dandosi una politica di ricerca energetica nucleare concorrenziale agli Stati Uniti, la ricerca scientifica e il prestigio degli scienziati italiani furono duramente colpiti. Amaldi insorse con tutta l’energia e il prestigio della sua persona.

Continuava anche l’attività scientifica e di docente, mai interrotta dai numerosi incarichi organizzativi e amministrativi, dedicandosi dal ’55 al ’60 all’annichilazione dell’antiprotone, con il vecchio amico Segrè e Oreste Piccioni, dal ’61 al ’68 ai monopoli magnetici previsti dalla teoria di Dirac e poi dal ’75 alle onde gravitazionali, dimostrando apertura ai più nuovi e diversi campi della fisica.

Notevole anche il suo impegno sul piano sociale e politico, con l’adesione al “Movimento Pugwash” per il disarmo nucleare, sin dall’inizio nel 1957, e all’Unione scienziati per il disarmo (USPID). A lui si deve la creazione nell’ambito dell’Accademia dei Lincei della Commissione per i diritti civili e del gruppo di lavoro per la Sicurezza Internazionale e il Controllo degli Armamenti (SICA), che organizzò dal 1988 delle annuali conferenze che dopo la sua morte vennero proseguite e proseguono fino ad oggi, a cura dell’Accademia dei Lincei, e chiamate “Conferenze Amaldi” .

È autore di circa 200 pubblicazioni scientifiche, di noti manuali di fisica generale e, insieme con la moglie Ginestra, di un libro di testo per le scuole superiori, basato sul testo di Fermi, che ebbe numerose edizioni, curate in seguito dal figlio Ugo, e sul quale si stima abbiano studiato la fisica più di due milioni di studenti nell’arco di cinquant’anni.

Scrisse anche libri di storia della scienza, soprattutto sulla propria esperienza personale, tra i quali una biografia dell’amico Majorana.

Vanno ricordate le sue doti di insegnante, le affascinanti lezioni di leggendaria chiarezza e soprattutto la sua disponibilità e affabilità. Tenne anche una relazione su invito al Congresso Nazionale AIF del 1979; il testo della relazione – oggi di stretta attualità – “La ricerca delle onde gravitazionali”, già pubblicata sul n. 4, 1979 de LFnS, è stata ripubblicata sul n. 2, 2008, in occasione del centenario della nascita e della celebrazione durante il Congresso Nazionale AIF dello stesso anno.

Socio dell’Accademia dei LX, dell’Accademia delle Scienze dell’URSS, dell’American Philosophical Society, dell’Accademia delle scienze americana, della Royal Society, dell’Accademia reale di Svezia e altre, ebbe anche numerose lauree “honoris causa”.

Socio dell’Accademia dei Lincei dal 1948, ne era il Presidente al momento della morte avvenuta improvvisamente in ascensore mentre si trovava, come ogni giorno, al lavoro e dopo aver tenuto in mattinata un saluto al Convegno sul programma della Comunità Europea di cooperazione tra università e imprese.

A lui è stato dedicato il Dipartimento di Fisica dell’Università Roma Tre.