Angelo Battelli

Studiò prima al Ginnasio di Sassocorvaro e quindi al Liceo degli Scolopi di Urbino, lo stesso di Giovanni Pascoli, dove ebbe come insegnante Padre Antonio Serpieri, che gli suscitò un grande interesse per le scienze sperimentali.

Nel 1880 si iscrisse all’Università di Torino; indeciso inizialmente tra lettere e scienze, scelse quest’ultima e  conseguì la laurea in Fisica nel 1884. Restò come assistente di Andrea Naccari alla cattedra di fisica sino al 1889 quando si trasferì a Cagliari avendo vinto il concorso alla cattedra di Fisica Sperimentale.

La sua prima attività di ricerca, sin dal 1884, fu dedicata alle proprietà termoelettriche delle leghe, con lo scopo di stabilire come varia la forza elettromotrice col variare della temperatura e dei componenti. Dopo altre ricerche sull’influenza della pressione sulla temperatura di fusione, intraprese un lavoro sulle proprietà termiche dei vapori, che lo impegnò dal 1887 al 1893, col proposito di completare l’opera di Victor Regnault sulla determinazione delle costanti critiche dei vapori saturi e della relazione tra volume, pressione e temperatura di un vapore, con una imponente serie di misurazioni accurate, i cui risultati entrarono nei trattati del tempo.

Nel 1889 si sposò ed approfittò del viaggio di nozze per eseguire osservazioni che dovevano servirgli per la carta magnetica della Svizzera e vent’anni dopo trovava naturale chiedere al suo assistente di passare, durante il suo viaggio di nozze, in una stazione termale ad eseguire per lui misure di radioattività sulle acque!

Nel 1891 si trasferì a Padova e nel 1893 a Pisa come successore di Riccardo Felici.

Qui ampliò l’Istituto di Fisica e rinnovò il laboratorio con buone attrezzature tali da farne un centro di riferimento per numerosi studenti e ricercatori. Addestrava gli studenti non solo ad usare gli apparecchi già costruiti, ma a costruirne dei nuovi rispondenti alle esigenze di ogni particolare ricerca. A chi trovava impossibile compiere un lavoro per insufficienza di mezzi, ripeteva un detto di Arago: un fisico deve saper fare un buco tondo con una lima quadra e un foro quadro con una lima tonda.

Quando il 5 gennaio 1896 i giornali pubblicarono la notizia della scoperta dei raggi X da parte di Röntgen, si mise al lavoro insieme a Garbasso, per confermare quei fenomeni che avevano del miracoloso e i due riuscirono, con i loro allievi, a ritrovare tutte le peculiari proprietà delle misteriose radiazioni e ad esporle in una pubblica conferenza a Pisa, il 25 gennaio, prima della pubblicazione della memoria di Röntgen.

Da notare che non c’era in Italia nessuna tradizione di ricerca sulle scariche nei gas rarefatti che portarono alla scoperta dei raggi catodici e poi dei raggi X e dell’elettrone, con appena quattro lavori sull’argomento, di quattro diversi autori, pubblicati da Il Nuovo Cimento dal 1870 al 1895, e quindi le ricerche di Battelli e Garbasso partivano praticamente da zero (G. Giuliani, P. Marazzini The italian physics community and the crisis of classical physics: new radiations, quanta and relativity, Annals of Science, 51, 1994).

Altre ricerche, iniziate nel 1900 e durate per molti anni, con la collaborazione di L. Magri, furono sulle scariche oscillatorie.

Oltre alla sua attività di scienziato e insegnante, nell’Istituto di Fisica di Pisa si rivelò la sua capacità di direttore e organizzatore. L’istituto che trovò al suo arrivo nel 1894 era lo stesso fondato da Matteucci 50 anni prima, e gli apparve subito troppo piccolo per contenere il lavoro degli allievi che pensava di accogliere, si propose quindi di ampliarlo. Tuttavia le difficoltà furono incredibili, lo Stato ne riconosceva la necessità, ma non intendeva fornire i mezzi, date le cattive condizioni del Tesoro, e consigliava un rinvio, ma lui ricorse al Consorzio Universitario e i fondi furono concessi a condizione che il si impegnasse personalmente a fornire a sue spese gli arredi per i nuovi locali, si assumesse la direzione e la contabilità dei lavori e la maggiore spesa eventualmente occorrente per il completamento. La maggiore spesa ci fu, di circa 3000 lire, che furono da lui pagate.

La sistemazione definitiva dell’istituto fu raggiunta solo nel 1905, col prolungamento dell’edificio e i lavori terminarono, sotto la sorveglianza di Battelli che passava ore sulle impalcature, nei limiti di tempo e di spesa previsti, caso assai raro nei lavori pubblici italiani.

Nel 1894 divenne direttore della rivista Il Nuovo Cimento, scaduta ad una tiratura di un centinaio di copie, e in pochi anni ne aumentò la diffusione e ne fece il periodico più autorevole in Italia per la fisica.

Nel 1897 fu uno dei più attivi fondatori della Società Italiana di Fisica (SIF) e dal 1902 al 1906 ne fu il Presidente.

La passione per la politica lo accompagnò per tutta la vita. Repubblicano, dopo aver preso parte attiva alle manifestazioni promosse a Torino, dal 1882 al 1885, contro la politica d’alleanza con Germania e Austria, nel 1885 subì tre mesi di carcere sotto l’accusa di aver preparato la dinamite della bomba fatta scoppiare alla base della statua di Vittorio Emanuele I, ma il processo si chiuse con un’assoluzione per mancanza di prove.

Nel 1900 fu eletto deputato di Pisa, mandato rinnovato nel 1904, con votazioni quasi plebiscitarie dai collegi di Pisa e di Urbino, optò per Urbino, dove venne rieletto nel 1909 e nel 1913. Massone, fece parte delle logge pisane Fratellanza Universale, Ettore Socci e poi Carlo Darwin.

In collaborazione con il fisico Pietro Pierini si interessò della sincronizzazione del sonoro cinematografico, partecipando alla più antica sperimentazione pubblica di un apparato cinematografico sonoro, il 19 ottobre 1906 presso il Cinematografo Lumière di Pisa.

Pubblicò vari trattati: Esposizione critica della dissociazione elettrolitica (Lucca, 1899), in collaborazione col prof. Stefanini, disamina delle teorie fisico-chimiche; Trattato pratico per le ricerche di elettricità in medicina (Roma, 1898) in collaborazione con il fratello Federico, guida alle ricerche elettriche in fisiologia; il Trattato di fisica sperimentale ad uso delle università (Milano,1902-1916, in 3 voll.), in collaborazione col prof. Cardani; La radioattività (Bari, 1909) in collaborazione coi proff. A. Occhialini e S. Chella; e infine Corso di Fisica e Chimica per i licei moderni,  comparso nel 1911, che, adattato ai vari tipi di istituto, ebbe numerose edizioni e fu usato dalla maggioranza delle scuole.

Oltre a queste lasciò circa 130 pubblicazioni; fu socio della Società scientifica di Pietroburgo, della Société française de physique, dell’Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, della Società degli spettroscopisti italiani, dell’Accademia dei Lincei, dell’Accademia delle Scienze di Bologna e dell’Accademia Gioenia di Catania.

Morì prematuramente a soli 54 anni.

Così ricorda il suo stile didattico l’allievo Augusto Occhialini (il padre di Beppo):
I giovani che entravano trovavano in lui, non il prof. che li intimidiva colla sua superiorità, ma piuttosto un compagno che sapeva parlar loro con semplicità, che li incoraggiava, li iniziava alle ricerche, li metteva a parte di ciò che c’era da raggiungere e da superare… l’insegnamento non aveva nulla di cattedratico, né si svolgeva sopra un programma prestabilito e invariabile. Gli allievi venivano subito impiegati nei lavori originali, ai quali dovevano un contributo non trascurabile eseguendo o ripetendo misure parziali, o compiendo ricerche bibliografiche e calcoli. Non altrimenti gli artisti italiani del rinascimento accoglievano nella loro bottega i giovani come collaboratori, più che come scolari, lasciandoli seguire le preferenze dell’ingegno.