Ettore Pancini

Si laureò a Padova nel 1938 – uno dei migliori allievi di Bruno Rossi.

Alla fine del 1939, a 24 anni, dopo che il suo maestro era stato costretto a riparare all’estero a causa delle leggi razziali, si recò a Roma alla ricerca di opportunità di lavoro; qui Edoardo Amaldi e Gilberto Bernardini lo segnalano ad Antonino Lo Surdo e gli fanno ottenere un contratto all’Istituto Nazionale di Geofisica, dove si occupa di ricerche sulla componente elettronica dei raggi cosmici e della vita media di quello che era chiamato mesotrone.

Nel febbraio 1941 venne richiamato alle armi come sottotenente di artiglieria contraerea, ma l’anno successivo, grazie a Lo Surdo, ottenne un permesso per partecipare, insieme ad Oreste Piccioni, a una spedizione al Plateau Rosà organizzata da Gilberto Bernardini per ricerche sui raggi cosmici.

Dovrà poi tornare sul fronte di combattimento, ma dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 si aggregò alla resistenza padovana. Nel 1944 fu comandante dei Gruppi di azione partigiana (GAP) di Venezia e responsabile per il PCI nel Comitato Liberazione Nazionale del Veneto.

Si trasferì dopo il 25 aprile 1945 dall’Istituto di Fisica di Padova a quello di Roma, e partecipò alla fase finale del celebre esperimento noto come esperimento di Conversi-Pancini-Piccioni, che portò alla scoperta, nei raggi cosmici, della particella in seguito chiamata muone: un episodio importante nella nascita della fisica delle particelle. (vedi Esperimento CPP)

Nel 1947 progettò e realizzò, con Gilberto Bernardini e Claudio Longo, il Laboratorio della Testa Grigia, in Valle d’Aosta, a 3480 metri, dedicato allo studio dei raggi cosmici ad alta quota; laboratorio che diresse dal 1949 al 1952.

Nel 1952 si trasferì come professore di fisica all’Università di Genova e dal 1961 all’Università di Napoli.

Fu uno degli esponenti della rinascita della fisica sperimentale italiana dopo la dispersione del gruppo romano di Fermi. La povertà di mezzi e l’ingegnosità di questo periodo è ricordata dalle parole di Giovanni Boato, che fu suo collaboratore a Genova: … era sostenitore del fatto che gli apparecchi si dovevano costruire completamente in casa, perché … per fare della buona ricerca sperimentale bisogna sapere come gli apparecchi sono fatti e perciò non acquistarli.