Giuseppe Cocconi

Studiò a Como, sviluppando fin da giovane una grande passione per l’astronomia. Si iscrisse a Fisica all’Università di Milano, seguendo i consigli di un amico astronomo, e si laureò nel 1937.

Subito dopo, nel febbraio 1938, ebbe un invito da Edoardo Amaldi per frequentare un corso di specializzazione all’Istituto di Fisica di Roma, in Via Panisperna, dove conobbe e lavorò con  Enrico Fermi, occupandosi in particolare dello studio dei raggi cosmici. Insieme ad Enrico Fermi lavorò alla costruzione di una camera di Wilson per studiare il decadimento mesonico. Amava ricordare che era stato fortunato nel potere lavorare con Fermi e raccontava di Ettore Majorana che scomparve in marzo, mentre lui era a Roma.

Tornato a Milano in agosto, gettò le basi per la ricerca sui raggi cosmici lavorando con contatori Geiger e con la camera a nebbia di Wilson portata da Roma, sia in pianura che al Plateau Rosà a Cervinia e al Passo Sella sulle Dolomiti.

A Milano conobbe Vanna Tongiorgi, una sua studentessa, che sposò nel 1945.

Nel 1942 fu chiamato dall’esercito a Roma per ricerche sull’infrarosso per l’aeronautica militare, e fu nominato in cattedra all’Università di Catania dove, a causa della guerra, riuscì ad andare solo alla fine del 1944.

Nel 1947 accettò di trasferirsi come Full Professor alla Cornell University, invitato da Hans Bethe; vi rimase fino al ’63, compiendo esperimenti sui raggi cosmici insieme alla moglie a Echo Lake, in Colorado, sulle Montagne Rocciose. Il risultato più importante fu la osservazione di neutroni nei raggi cosmici insieme alla prova di sciami cosmici con alta energia tali da far supporre un’origine galattica o extragalattica.

Alla Cornell scrisse con Philip Morrison l’articolo: “Searching for Interstellar Communications” pubblicato da Nature il 19 settembre 1959. In esso proposero di cercare eventuali comunicazioni ‘intelligenti’ provenienti dallo spazio e che la frequenza migliore per cercare questi segnali fosse quella di 1.420 MHz, corrispondente alla riga dei 21 centimetri emessa dall’idrogeno neutro.

In precedenza, in giugno, aveva scritto a Bernard Lovell, Direttore del radio-osservatorio di Jodrell Bank in Inghilterra per convincerlo ad iniziare la ricerca, senza ottenere ascolto: … mi resi conto che il radiotelescopio di Jodrell Bank poteva essere utilizzato per un programma abbastanza serio da meritare la Sua attenzione, anche se a prima vista parrebbe fantascienza: Sembra che la vita sui pianeti non sia un fenomeno rarissimo. […] È probabile che, poniamo, fra cento stelle più vicine al Sole, alcune abbiano pianeti con forme di vita a uno stadio di avanzata evoluzione… Ci sono dunque buone probabilità che in alcuni di quei pianeti vivano animali molto più evoluti dell’uomo. Una civiltà più avanzata della nostra anche solo di pochi secoli, avrebbe tecnologie assai più progredite delle nostre… Suppongo che gli "esseri" di questi pianeti, nella speranza di trovare altrove le vite, stiano già inviando alle stelle più vicine radiazioni elettromagnetiche modulate in modo razionale, per esempio in successioni corrispondenti ai numeri primi.

Non sapeva ancora che a Green Bank in Virginia (USA), sotto la direzione di Otto Struve, il giovane Frank Drake stava già lavorando per preparare il progetto Ozma, la prima ricerca di quello che divenne il progetto SETI che prosegue ancora oggi. Il gruppo SETI-Italia ha preso recentemente la denominazione “G. Cocconi”.

Nello stesso anno fu chiamato al CERN al progetto del programma sperimentale per l’acceleratore PS (protosincrotrone), operativo nel novembre 1959. Si occupò di urti protone-protone e, tornato negli Stati Uniti, continuò queste ricerche al protosincrotrone del Brookhaven National Laboratory (BNL).

Tornò al CERN nel 1963  e divenne, dal 1967 al ’69, Direttore di ricerca. Col suo gruppo, insieme a Alan Wethwrell e Bert Diddens, mise in evidenza un fenomeno che venne interpretato come una prova dello scambio di ‘Poli di Regge’ – il cosidetto ‘Pomerone’ ipotizzato da Tullio Regge, all’epoca molto promettente nello studio della produzione adronica.

Alla fine degli anni ’60 favorì e sostenne con entusiasmo al Consiglio dei Direttori del CERN il progetto degli anelli di accumulazione per protoni (ISR) e, insieme ad un gruppo di Roma (tra cui Ugo Amaldi), progettò un esperimento di scattering a piccoli angoli, lavorando personalmente insieme ai dottorandi per installare i delicati rivelatori da loro ideati e costruiti (i cosiddetti ‘Roman pots’).

L’esperimento evidenziò la crescita con l’energia (confermata poi dall’esperimento Pisa-Stony Brook) della sezione d’urto totale protone-protone, fenomeno completamente inaspettato e, anzi, contrario alle ipotesi dei modelli teorici prevalenti (U. Amaldi et al. “The Energy dependence of the proton-proton total cross-section for center of mass energies between 23 and 53 GeV”, Phys. Lett. B, 44 (1973), 112–118).

Successivamente seguì sempre il problema delle sezioni d’urto, attendeva infatti con grande interesse, a 94 anni, i risultati dell’esperimento TOTEM a LHC e fu molto contrariato dall’incidente che ne ritardò l’attività nel settembre 2008; in effetti morì pochi mesi dopo. I primi risultati di TOTEM, pubblicati nel settembre 2011, confermano la crescita, in pieno accordo con gli esperimenti a più basse energie.

Dopo la metà degli anni ’70 il suo gruppo CERN-Roma decise di spostarsi sulla fisica del neutrino e, insieme a Klaus Winter, stabilì la collaborazione CERN-Amburgo-Amsterdam-Roma (CHARM), sempre con Ugo Amaldi, Guido Barbiellini ed altri. Il gruppo lavorò al fascio di neutrini del LEP con un calorimetro di marmo ad esperimenti di scattering di neutrini ed elettroni e più tardi all’esperimento DELPHI (v. G. Barbiellini, G. Cocconi. "Electric charge of the neutrinos from SN1987 A", Nature, 329 (1987), 21-22).

Anche dopo il suo pensionamento ufficiale nel 1979 continuò la collaborazione col gruppo e continuò a frequentare attivamente la ricerca al CERN. La sua bibliografia, pubblicata dal CERN, contava 250 lavori (un elenco parziale su ResearchGate o su inSPIRE).

Non dimenticò neppure il suo primo interesse per i raggi cosmici e l’astrofisica e, quando nel 2002 l’Osservatorio Pierre Auger, in Argentina, entrò in funzione per la rivelazione di sciami ad alta energia, scrisse: Mi ringiovanisci di cinquant’anni rinfrescando i miei primi amori e, nel 2007, quando annunciarono la scoperta che i fasci di raggi cosmici ad alta energia provenivano probabilmente da nuclei di galassie, confermando la sua ipotesi di 50 anni prima, scrisse una lettera di congratulazioni a James Cronin.

Era noto come una persona molto cordiale e di larghe vedute, curioso ed attento a tutto ciò che avveniva nel mondo, anche al di fuori della fisica. Era molto disponibile nei confronti dei giovani ricercatori, che seguiva con interesse e dei quali incoraggiava l’entusiasmo.

Rifiutò sempre di associarsi ad accademie ed era restìo ad accettare premi ed onorificenze. Dopo il pensionamento rifiutò sempre di parlare in pubblico della sua vita scientifica.

Grande amante della natura, il suo passatempo preferito era passeggiare in montagna assieme alla moglie Vanna ed altri amici.

Il Premio Nobel 1976 Sam Ting nel suo discorso ufficiale in occasione del premio così lo ricorda: I went to CERN as a Ford Foundation Fellow. There I had the good fortune to work with Giuseppe Cocconi at the Proton Synchrotron, and I learned a lot of physics from him. He always had a simple way of viewing a complicated problem, did experiments with great care and impressed me deeply.