Erwin (Rudolf Josef Alexander) Schrödinger

Il padre Rudolf, chimico, botanico e titolare di una industria di linoleum, era uomo di vasta cultura, la madre Emily Bauer, figlia del professore di chimica Ferdinand Bauer, era inglese da parte di madre e quindi in famiglia si parlava indifferentemente inglese e tedesco. Erwin non frequentò scuole primarie avendo avuto la sua formazione elementare in casa da un tutore privato fino a dieci anni quando, dopo un lungo viaggio in Europa, entrò al Gymnasium, dove si dimostrò un buon studente specialmente in matematica e fisica, ma anche in logica e nelle materie classiche, anche se odiava studiare a memoria date e fatti.

Dopo il diploma entrò all’Università di Vienna per studiare fisica teorica, con Fritz Hasenöhrl il successore di Boltzmann, e ottenne il Dottorato nel 1910 con una tesi sulla Conduzione elettrica sulla superficie di isolanti in aria umida. Dopo il servizio militare in artiglieria ebbe un posto come assistente di Franz Exner, a sorpresa in fisica sperimentale (insieme all’amico Walther Kohlrausch) e non in fisica teorica, e in seguito valutò questa esperienza come di grande importanza per la sua formazione perché gli diede un quadro filosofico nel quale inserire le sue idee teoriche.

Ottenne la Libera docenza (Habilitation) nel 1914 senza impressionare la commissione (non ebbe neppure l’unanimità nell’approvazione). Pubblicò nello stesso anno il suo primo lavoro sviluppando alcune idee di Boltzmann, ma allo scoppio della Prima Guerra mondiale fu richiamato e inviato al fronte italiano senza però interrompere evidentemente le sue ricerche, in quanto dal fronte inviò un secondo lavoro, così pure quando fu trasferito sul fronte ungherese inviò un terzo lavoro! Rimandato sul fronte italiano ebbe una menzione d’onore in qualità di comandante di una batteria di artiglieria. Nel 1917 fu rimandato a Vienna per insegnare meteorologia e in questo periodo scrisse il suo primo lavoro sulla teoria quantistica. Dal 1918 al 1920 si occupò di teoria della visione dei colori, ma anche di radioattività e di problemi di dinamica dei reticoli cristallini, e per questi lavori gli venne offerto un posto di Professore Associato a Vienna, ma intendeva sposarsi con Anny Bertel, (che lavorando da segretaria percepiva in un mese un salario maggiore di quello annuale di Erwin!) e non potendo mantenerla con quel posto rifiutò.

Accettò invece un posto di Professore a Jena (assistente di Max Wien) e potè sposare Anny nel 1920, poi si trasferì a Stoccarda dove divenne amico di Hans Reichenbach e quindi a Breslau (ora Wroczlaw, Polonia) e, finalmente, nel 1921 fu chiamato alla cattedra di fisica teorica a Zurigo (successore di Max von Laue). Nel frattempo continuava ad occuparsi di ottica fisiologica e della visione dei colori, ma a Zurigo con la frequentazione di Hermann Weyl si formò solide conoscenze matematiche, che gli furono utili in seguito. Il clima intellettuale di Zurigo, dove era collega di Peter Debye, gli era congeniale e lì fece i suoi più importanti lavori: dal 1921 studiò la struttura atomica, nel 1924 la statistica quantistica e subito dopo lesse la tesi di de Broglie sulle onde di materia, che influenzò in modo decisivo la sua ricerca e il suo pensiero. Nel 1925 scrisse ad Einstein: sto leggendo in questo giorni l’ingegnosa teoria di Louis de Broglie. È straordinariamente eccitante, ma presenta qualche grave difficoltà… e una settimana dopo, durante un seminario su quell’argomento, uno studente suggerì che ci doveva essere un’equazione per l’onda. In poche settimane trovò la equazione di Schrödinger!

Pubblicò il suo fondamentale lavoro sulla meccanica ondulatoria in sei articoli del 1926, in alternativa alla formulazione di Heisenberg (meccanica delle matrici) e capì subito la connessione e l’equivalenza delle due formulazioni. Questo lavoro ebbe subito una grande accoglienza: Planck lo definì epocale, Einstein veramente geniale e un progresso decisivo, Ehrenfest si disse affascinato dal nuovo punto di vista…

Nel 1927 tenne una serie di lezioni all’Università del Wisconsin e gli venne offerto di restare, ma preferì tornare in Europa perché era candidato alla successione di Planck a Berlino. La lista dei candidati prescelti era guidata da Sommerfeld, seguito da Schrödinger e Born; Sommerfeld tuttavia non lasciò Monaco e quindi fu chiamato Schrödinger che, dal 1927, divenne collega di Einstein. Pur essendo cattolico, decise di non potere vivere in un paese che discriminava e perseguitava gli ebrei e, con l’avvvento di Hitler nel 1933, seguì alcuni scienziati ebrei ed emigrò in Inghilterra, ad Oxford al Magdalene College, con la moglie Anny e l’amante Hilde (moglie del suo assistente Arthur March), che aspettava da lui un figlio; questa situazione poco convenzionale gli creò qualche problema nell’ambiente di Oxford.

Appena arrivato, ebbe la notizia dell’attribuzione del Premio Nobel del 1933, assieme a Dirac, per i suoi lavori sulla meccanica ondulatoria.

Nel 1934 tenne delle lezioni a Princeton dove gli fu offerto un posto, ma dopo aver trattato le condizioni ed il salario, rinunciò perché la sua pretesa di vivere all’Istituto di Studi avanzati con due “mogli” che si prendevano cura insieme della figlia Ruth nata nel frattempo, non veniva accettata di buon grado.

Tornò ad Oxford e pubblicò il lavoro in tre parti “The present situation in quantum mechanics”, dove riflette sui fondamenti della meccanica quantistica e dove appare il noto paradosso del gatto di Schrödinger.

Nel 1936 gli fu offerto un posto ad Edimburgo, ma per ritardi nella concessione del permesso di lavoro preferì tornare nella sua Austria a Graz e, alla fine, il posto di Edimburgo andò a Max Born. L’annessione dell’Austria (Anschluss) lo colse a Graz, dove l’Università cambiò nome in “Adolf Hitler”, e Schrödinger scrisse una lettera al senato accademico nella quale riconosceva di avere …misjudged up to the last the true will and the true destiny of my country. I make this confession willingly and joyfully… Di questa lettera ebbe a pentirsi per tutta la vita, come confessò ad Einstein più tardi.

Tuttavia i nazisti non gli perdonarono l’aperta opposizione del 1933 e il suo abbandono di Berlino per l’Inghilterra e quindi nel 1938 fu destituito per inaffidabilità politica e gli fu ritirato il passaporto. Fuggì a Roma con Anny e scrisse a De Valera, Presidente della Lega delle Nazioni, che gli procurò un posto al neonato Istituto di Studi Avanzati di Dublino, dove restò fino al pensionamento come Direttore della Scuola di Fisica Teorica.

A Dublino cominciò a lavorare ad una teoria unificata dei campi e pubblicò un primo lavoro nel 1943, seguito da una corrispondenza con Einstein che lavorava allo stesso soggetto. Nel 1947 pensava di avere raggiunto risultati decisivi: … This is the generalisation. Now the Einstein Theory becomes simply a special case … I believe I am right, I shall look an awful fool if I am wrong.

Tuttavia Einstein replicò seccamente, dimostrando le lacune della sua teoria ed accusandolo di avere abbandonato ogni pretesa di analisi critica, e presentato la sua nuova teoria, scarsamente accettata, alla stampa come un avanzamento epocale … Pensando evidentemente alla possibilità di un secondo Premio Nobel … Concludeva inoltre con la decisione di troncare ogni corrispondenza sull’argomento.

Negli anni di Dublino tuttavia si interessò anche di altri argomenti e pubblicò Nature and the Greeks (1954) dove tratta della filosofia e della scienza greca e il famoso Scienza e Vita (Sansoni, Firenze, 1947 e Adelphi, Milano, 1995) dove ipotizza un codice genetico (questo libro influenzò talmente Francis Crick da farlo passare allo studio della biologia che lo portò alla scoperta del DNA e al Premio Nobel).

Anche a Dublino la sua vita personale suscitò scandalo, in quanto ebbe due figli da due diverse sue studentesse. Nel 1956, al suo pensionamento, tornò alla natia Vienna, dove fu creato per lui un posto di Professore Emerito all’Università, continuando ad occuparsi di relatività generale, teoria unificata e fisica delle particelle e pubblicando le sue idee filosofiche sulla fisica nel libro L’immagine del mondo (Boringhieri, Torino, 1987).

Alla Conferenza Mondiale sull’Energia rifiutò di parlare di energia nucleare, sulla quale era scettico, e parlò invece di filosofia. Morì di tubercolosi dopo una lunga malattia, avendo accanto la moglie Anny, e fu sepolto ad Alpbach (Austria). In suo onore fu battezzato un enorme cratere sulla faccia nascosta della Luna.