Carlo Giuseppe Matteo Marangoni

Studiò all’Università di Pavia, dove si laureò nel 1865 con una tesi dal titolo Sull’espansione delle gocce liquide, sotto la supervisione del professor Giovanni Cantoni.

Nella tesi studia la tensione superficiale e discute quello che verrà poi chiamato effetto Marangoni, che consiste nel trasferimento di massa lungo un’interfaccia tra liquidi a causa di un gradiente di tensione superficiale. Il fenomeno è stato osservato per la prima volta nei cosiddetti "archetti del vino" dal fisico inglese James Thomson (fratello di Lord Kelvin) nel 1855, ma il più completo trattato sull’argomento è stato scritto da Willard Gibbs (l’effetto è anche chiamato Gibbs-Marangoni).

Dal momento che un liquido con una tensione superficiale più elevata esercita una maggiore forza sul liquido circostante di un liquido con una bassa tensione superficiale, la presenza di un gradiente di tensione superficiale fa sì che il liquido scorra via da regioni a bassa tensione superficiale. Il gradiente di tensione superficiale, a sua volta, può essere causato da un gradiente di concentrazione (di alcool etilico, nel caso degli archetti del vino) o da un gradiente di temperatura (la tensione superficiale è funzione della temperatura). L’esempio più comune si riscontra nelle bolle di sapone: il film di sapone che costituisce la bolla è stabile per l’effetto Marangoni. Un’altra importante applicazione dell’effetto Marangoni è nell’asciugatura del wafer di silicio dopo le fasi di lavorazione umide, durante la fabbricazione di circuiti integrati.

Dal 1866 al 1870 lavorò al Museo di Fisica e Storia naturale dell’Istituto di Studi Superiori di Firenze come assistente di Carlo Matteucci e successivamente fu chiamato al Liceo Ginnasio Dante di Firenze, come insegnante di fisica, successore di Gilberto Govi, dove rimase per 45 anni, fino al pensionamento nel 1916.

Pubblicò altri lavori sullo studio dei liquidi, dove introduce il Numero di Marangoni (Mg) che può essere visto come rapporto adimensionale fra la tensione superficiale e le forze viscose. È applicabile a calcoli sul comportamento dei propellenti o sulla formazione di bolle. Altri suoi lavori trattano di capillari, della linfa nelle piante, della tensione superficiale, e si occupò anche di meteorologia inventando un tipo di nefoscopio per l’osservazione delle nuvole. Per molti anni studiò la formazione della grandine, tentando invano di darne una spiegazione soddisfacente.

Dedicò quasi tutta la sua attività all’insegnamento e allo sviluppo del suo gabinetto di fisica, considerato uno dei migliori e didatticamente completi del tempo, acquistando strumenti dalle neonate Officine Galileo e progettandone di nuovi. Molti strumenti sono ancora raccolti e visibili presso il Museo di Fisica del Liceo Dante.

Scrisse anche un manuale di esperienze a complemento e correzione dei manuali di fisica (Esperienze e osservazioni a complemento dei manuali di Fisica, Firenze, 1879).

Si occupò anche di economia agraria, sostenendo già dal 1882 che l’avvenire e lo sviluppo economico dell’Italia stava nelle acque di montagna e nei boschi che le proteggono, per cui occorreva favorire il rimboschimento (Disboscamento e rimboscamento, Firenze, 1883).

Descritto come valente maestro che appassionava i suoi allievi suscitando la loro curiosità per le scienze naturali, e come uomo mite, modesto, disinteressato, era anche un fervente antialcolista.

Sposò Maria Augusta Malvisi e il figlio Matteo (Firenze, 1876 – Pisa 1958) è stato un famoso critico d’arte, professore universitario e Sovrintendente alle Belle Arti.