Carlo Castagnoli

Figlio di Adone, un ferroviere di idee socialiste, e di Teresa Lusuardi, dopo le elementari si iscrisse alla Scuola Magistrale per poi passare al Liceo Scientifico ‘Martiri di Belfiore’, a Mantova, dove ottenne la maturità nel 1942. Brillante in tutte le materie, decise di affrontare l’esame per la Scuola Normale di Pisa che superò (quinto in graduatoria) e scelse il corso di Fisica.

Frequentò la Normale grazie ad una borsa di studio della Fondazione Franchetti, ma dopo l’8 settembre del 1943 e la nascita della Repubblica Sociale di Salò non poté rientrare a Pisa fino alla fine della guerra, nel ’45. In quel periodo si impegnò politicamente, come ‘indipendente’ nel Fronte della Gioventù, organizzazione che aggregava studenti universitari antifascisti, scrivendo anche articoli per il quindicinale del Fronte: ‘Noi, Popolo Nuovo’.

Conseguì la laurea in Fisica nel novembre 1946 con 110 e lode, discutendo la tesi ‘Sopra una nuova sorgente di ioni’, relatore il prof. Luigi Puccianti.

Grazie ad una borsa di studio della Normale poté recarsi a Roma, al Centro Studi di Fisica Nucleare e delle Particelle Elementari fondato da Edoardo Amaldi, integrando la borsa di studio con un incarico di operatore al microscopio elettronico dell’Istituto Superiore di Sanità.

Nel 1948 ottenne un incarico all’Università di Roma, restando nel gruppo di Amaldi, con Salvatore Sciuti e Alberto Gigli Berzolari, per preparare esperimenti sui raggi cosmici da tenersi al laboratorio in quota della ‘Testa Grigia’ al Plateau Rosà sopra Cervinia.

In quel periodo e fino al ’59 i suoi principali risultati furono sui metodi di misura dell’energia delle particelle rivelate nelle emulsioni nucleari (la ‘formula di Castagnoli’), sullo studio della violazione della parità nelle interazioni deboli e sul decadimento del pione.

All’inizio del 1955, nel gruppo di Amaldi, insieme a Giulio Cortini, Carlo Franzinetti e Augusta Manfredini, trovò le prime tracce dell’annichilazione protone-antiprotone, anche se la conferma dell’esistenza dell’antiprotone venne dagli esperimenti al Bevatron di Berkeley per i quali Emilio Segrè ottenne il Premio Nobel del 1959.

Nello stesso anno alla Scuola Internazionale di Varenna incontrò Giuliana Cini, sorella di Marcello Cini, anche lei fisico, impegnata in ricerche sulle proprietà dei liquidi, e si sposarono. Dalla loro cinquantennale unione nacquero tre figli: Giovanna, Giulio e Carlotta.

Nel 1959 vinse il concorso a cattedre ed ottenne nel ‘60 la cattedra di Fisica Generale all’Università di Parma, insieme all’incarico di Direttore dell’Istituto di Fisica dove chiamò subito l’amico dei tempi romani Alberto Gigli Berzolari.

L’anno dopo si trasferì sempre sulla cattedra di Fisica Generale all’Università di Torino, più tardi nel 1987 sulla cattedra di Astrofisica.

Qui fondò la fisica astroparticellare, ideando esperimenti in laboratori sotterranei, prima al Monte dei Cappuccini a Torino e poi al Monte Bianco, per continuare poi ai laboratori sotto al Gran Sasso, e in quota, prima ampliando e ricostruendo il Laboratorio della Testa Grigia, poi costruendo negli anni Novanta il laboratorio di Campo Imperatore sul Gran Sasso.

Principali suoi risultati sono stati la scoperta del limite superiore della vita media del protone (un importante parametro per i modelli unificati delle particelle elementari), delle emissioni radio degli sciami cosmici estesi (EAS), dei flussi di muoni stellari e, ultima, l’avventura dell’astrofisica neutrinica con l’osservazione dell’emissione della Supernova del 1987, la misura della prima correlazione tra segnali di telescopi neutrinici e di antenne gravitazionali (1988-1991), fino alla osservazione di sporadiche emissioni di flotti a UHF dalla Crab Nebula (1991).

Così esprimeva il suo pensiero al proposito: … risorge il mal sopito spirito particellare della fisica cosmica, ci sono problemi (come la materia oscura, il decadimento del protone, le massime energie raggiungibili …) che sono sì di natura particellare ma intrinsecamente di natura cosmica. Il gioco a rincorrersi tra acceleratori e fisica cosmica così continua alle soglie del 2000 …

A Torino fondò l’Istituto di CosmoGeoFisica del CNR che diresse dal 1968 al ’94, divenendo Presidente del Collegio dei Direttori del CNR dal 1972 al 1981. Diresse pure l’Istituto di Fisica Generale ‘A. Avogadro’ dal 1969 al 1981 e dal 1987 al ’95 e la Scuola di specializzazione in Astrofisica. Al suo collocamento a riposo fu nominato Professore Emerito nel 2000.

Fu presidente dell’Istituto Elettrotecnico Nazionale ‘Galileo Ferraris’, dell’Azienda Elettrica di Torino e membro della giunta dell’ENI.

Dal 1968 al ’96 è stato ai vertici della Società Italiana di Fisica (SIF), come Vicepresidente e Presidente (dal 1974 all’81), e direttore del Giornale di Fisica dal 1962 al 2005. In questa veste ideò, nel 1997, i ‘Quaderni di Storia della Fisica’.

Nel febbraio 2005 fu nominato Presidente Onorario della SIF.

Autore di più di 300 pubblicazioni, da quelle più specialistiche a riflessioni e articoli storici e didattici, di numerosi manuali universitari (Lezioni di struttura della materia, Torino 1965, Appunti di fisica generale I e II, Torino 1979, Tecniche nucleari, Torino 1967) e di un testo per le scuole superiori: Elementi di Fisica, SEI, Torino 1973.

Sempre attento ai problemi dell’insegnamento della fisica fondò a Torino con Alberto Masani il “Seminario di didassi e storia della fisica”, che prosegue tuttora le sue attività.

Ricordiamo una sua relazione (Il sistema internazionale delle unità di misura) al Convegno "Le grandezze fisiche e la loro misura" a Mantova, nel settembre 1995, nel quale l’AIF era tra gli enti promotori.

Sempre molto legato alla sua Mantova, vi tornava spesso per partecipare a manifestazioni della Accademia Virgiliana, una delle più antiche d’Italia, della quale era stato eletto membro nel 1955.